Il nido segreto. Intervista all’autrice Martina Tozzi.

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Il nido segreto. Intervista all’autrice Martina Tozzi.

Cosa ti ha spinto a scrivere Il Nido Segreto, un libro su Mary Shelley e sul poeta romantico Percy Bysshe Shelley?

Per cominciare, c’è da dire che sono una grande appassionata di letteratura inglese. Le opere di questi due letterati mi hanno sempre affascinata tantissimo, soprattutto per le loro idee rivoluzionarie. Sono sempre stata attratta dalle donne forti, e Mary, con il suo carattere deciso e le idee anticonformiste, mi ha conquistato fin dall’adolescenza. Ho deciso di scrivere questo romanzo per raccontare la sua storia, non solo perché desideravo farla conoscere a più persone possibile (so bene che Mary e Shelley non hanno certo bisogno del mio libro per essere ricordati), ma anche e soprattutto perché sentivo dentro di me l’esigenza di scriverla. E quando ho iniziato a mettere su carta le prime idee, ho subito desiderato dar voce anche a Fanny, la sorella “dimenticata” di Mary. Non ci è rimasto praticamente niente scritto di suo pugno tranne il biglietto d’addio: era mio desiderio dare spazio anche a lei, darle luce.  

Oltre a raccontare dettagliatamente la storia di Mary e Percy B. Shelley, nel tuo romanzo dai voce anche a personaggi che ruotano attorno a queste due figure, ad esempio ai famigliari di Mary. Riporti numerosi aneddoti della loro vita, i loro pensieri e delinei in modo approfondito e verosimile anche i loro profili psicologici. Immagino ti sarai documentata molto. Come hai organizzato tutte le informazioni e le idee, in che modo hai ricostruito la storia?

Ho letto più che ho potuto sulla famiglia di Mary e sulle altre persone che compaiono nel libro, e soprattutto ho cercato di studiare documenti scritti di loro pugno, per conoscerli più approfonditamente. Quando mi sono sentita pronta, ho buttato giù una sorta di scaletta, stabilendo quali episodi fosse necessario mostrare. In alcuni momenti ho cambiato strada in corso di scrittura, altre volte mi sono attenuta all’idea iniziale. In ogni caso, certe scene erano fondamentali e le ho trascritte esattamente come le avevo immaginate fin dall’inizio. 

Nella stesura del libro ci sono stati momenti complessi?

La parte più complessa è stata decidere come riassumere tanti anni di vita in un numero limitato di pagine! Quando ho più o meno capito cosa potevo eliminare e quali momenti invece era necessario approfondire, devo dire che ho scritto molto velocemente. Da un punto di vista emotivo, ci sono state delle scene che è stato complicato scrivere e che mi hanno lasciato davvero provata. Mary ha affrontato numerosi lutti, e ho sentito molto dolore mentre scrivevo quelle pagine. Ma la parte più difficile è arrivata quando ho ultimato la stesura, e senza più i miei personaggi con me mi sono sentita smarrita per diverse settimane, come se avessi detto addio a dei carissimi amici. 

Nel romanzo si percepisce fortemente la presenza di un personaggio che in realtà “non c’è”: Mary Wollstonecraft, filosofa, scrittrice e madre di Mary, morta poco dopo averla data alla luce per complicazioni conseguenti al parto. Oltre a essere legate dal nome, c’è un fil rouge che unisce madre e figlia? Quale eredità la madre ha lasciato a Mary?

Sì, c’è una profonda unione tra Mary Wollstonecraft e sua figlia, Mary Shelley. Dalla madre, Mary ha ereditato la libertà, l’anticonformismo e il coraggio di essere fedele a se stessa, l’audacia di non farsi frenare dalle convenzioni sociali e dal giudizio della società. Mary Wollstonecraft è stata una figura rivoluzionaria, capace di fare cose molto sconvenienti per una donna (come mantenersi e viaggiare da sola), e nella sua vita Mary ha mostrato lo stesso ostinato desiderio di indipendenza. Credo che essere figlia di una donna come Mary Wollstonecraft, che a casa Godwin era tenuta in altissima considerazione, abbia forgiato fin dall’infanzia il carattere di Mary Shelley e le sue idee.

Attraverso la storia di Mary e Percy Bysshe Shelley, affronti diverse tematiche fra le quali la difficoltà e le conseguenze di uscire da quelle che erano le rigide convenzioni sociali del tempo. Cosa possono insegnarci questi due personaggi con la loro esistenza? Pensi siano due figure ancora attuali?

Sì, credo che Mary e Percy siano anche oggi grandi esempi. Spesso siamo portati ad adeguarci a ciò che non ci fa stare bene per timore del giudizio altrui: sono passati dei secoli, eppure la società è ancora pronta a soppesare e rigettare ciò che devia dalla norma, ciò che non comprende. Mary e Shelley hanno dato un valore immenso alla libertà, e hanno seguito i loro ideali senza esitazione. Per questo, provo grande ammirazione per loro. Inoltre, è sorprendente quante delle loro idee siano ancora attuali: sono davvero due personalità moderne.  

Come sei diventata scrittrice, qual è stato il tuo percorso?

Da quando ho imparato a scrivere ho deciso che sarei stata una scrittrice, e non ho mai cambiato idea. Scrivere è la cosa che preferisco fare, mi permette di immergermi in un mondo diverso, di essere una persona differente e di provare emozioni fortissime. Si può dire che sono sempre stata una scrittrice, non potrei vivere senza la scrittura. Al momento, ho pubblicato due romanzi, L’ultima strega, per Harper Collins, e Il nido segreto, per Nua; e spero di avere l’opportunità di pubblicare altro in futuro. 

A chi ti ispiri? Quali sono i libri che ti hanno formato?

Questa domanda è molto difficile, perché non mi ispiro a nessuno in particolare. Quando scrivo, cerco di prendere il meglio di quello che mi piace, ma non saprei fare il nome di un autore specifico che vedo come modello. Tutti i grandi scrittori mi sono di ispirazione. Tra i libri più importanti per la mia formazione non posso non includere i classici della letteratura inglese: sicuramente Frankenstein, ma anche i romanzi delle sorelle Brontë, di George Eliot, di Jane Austen, di Virginia Woolf… inoltre, ho una grandissima passione per le biografie romanzate di personaggi del passato realmente esistiti. Sono rimasta folgorata quando, ancora adolescente, ho letto “Il re e il suo giullare” di Margaret George, e da allora ne ho lette moltissime. 

Qual è il romanzo che ti ha più colpito emotivamente e che consiglieresti ai tuoi lettori e alle tue lettrici?

Anche questa non è una domanda facile! Credo che forse uno dei romanzi più significativi per me sia “Jane Eyre” di Charlotte Brontë. È un classico intramontabile, e trovo assolutamente sublime il modo in cui l’autrice riesce ad analizzare i sentimenti della protagonista e a farli vivere al lettore.  

Cosa vorresti che il tuo pubblico riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro?

Secondo me, l’aspetto più incredibile della storia di Mary e Shelley è la loro libertà interiore, ed è una delle cose che spero di aver trasmesso attraverso “Il nido segreto”. Tuttavia, un aspetto che amo della letteratura è il fatto che si presti a tante differenti interpretazioni quanti sono le lettrici e i lettori, per questo credo che ognuno possa trovare all’interno del mio libro un messaggio differente. Mi piace pensare che, come lo sciroppo di Mary Poppins, il mio romanzo possa avere un gusto diverso a seconda di chi lo legge, e che ciascuno possa trovarvi ciò che è più giusto per lui. 

Stai lavorando a un altro progetto? Puoi darci qualche anticipazione?

Lavoro sempre a qualche progetto, è molto difficile che mi trovi senza scrivere (o studiare per qualche nuovo libro!) per più di qualche settimana. Ma voglio rivelare qualcosa che ancora sanno in pochissimi: prima della fine dell’anno dovrebbe esserci una bella novità. Sono molto emozionata al riguardo, e spero proprio che otterrà la stessa, stupenda e calorosa accoglienza che ha ricevuto “Il nido segreto.” Per il momento non posso dire altro, ma tenetevi pronti!   



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